Silvi Marina Abruzzo Italy

SILVI MARINA IN PROVINCIA DI TERAMO :

«CASTRUM SILVI» è scritto sullo stemma comunale a testimonianza dell'antica denominazione della località. Questo nome deriva dall'esistenza di un «Castelluccio» sul Cerrano, scomparso in seguito ad un violento terremoto. Successivamente il suddetto nome subì molti mutamenti: Castellum Siivae, Silvarum, Siivici, Silvii e da ultimo Silvi. Le prime incursioni dei Saraceni risalgono all'827 e le successive indussero gli abitanti del posto a fortificare la rocca di Silvi. Anche nel Medioevo le vessazioni nei confronti di Silvi continuarono senza tregua. Nel 1468 Ferdinando d'Aragona ordinò la vendita dei castelli di Silvi e di Bozza ad Atri per 2500 duca­ti. Più tardi, sempre appartenendo al feudo di Atri, Siivi ebbe un suo barone che abitò nel castello patrizio e si dedicò allo sviluppo della zona.

Le antichità:

CHIESA DI S. SALVATORE - (Frazione di Silvi Alta a 3 Km). La facciata è inquadrata da due lesene in pietra, il portale è sorretto da colonnine semplici con capitelli decorati. Nell'in­terno, ad una soia navata, viene conservato, incassato nell'intonaco, un affresco del XIV secolo raffigurante il volto della Madonna.
CHIESA DI SANTO STEFANO - (frazione di S. Stefano a 1 Km). Fu edificata nel 1326 ed in seguito restaurata. Nell'interno si trova una lapide che ricorda la visita pastorale del Vescovo missionario Perrelli.

Le località da visitare:

LUNGOMARE - È costituito da una lunghissima ed ampia distesa di sabbia, ombreggiata da pini e oleandri. TERRAllA SUL MARE - (Frazione Silvi Alta). Offre splendidi panorami con lo sguardo che può spingersi da Monte Co-nero alle Isole Tremiti ed abbracciare all'intorno una incan­tevole chiostra di monti dal Gran Sasso alla Majella.
In contrada Valloscura sgorga un'acqua pura e fresca ritenuta medicamentosa.

L'artigianato:

Scomparsi i vecchi «calafati», che riparavano le paranze, sono sorte altre attività artigianali per la lavorazione del legno. Famose sono state nel tempo le botteghe artigiane che fabbricavano i «friscoli», sacche di giunco per torchiare il macinato dal quale si ricavava l'olio di oliva. Anche la produzione della liquirizia, un tempo artigianale, è diventata industriale, ma il prodotto è sempre molto richiesto.

Il folklore:

LU CENCIALONE - Ha luogo a Silvi Alta l'ultima domenica di maggio in onore del protettore San Leone. Dice la leggenda che durante l'assedio di Silvi posto dagli ottomani, Leone, un giovane forte e generoso del paese, si presenta sui bastioni con in mano una grossa torcia accesa il cui bagliore accecò i pirati. Ogni anno perciò i silvaroli accendono «lu cencialone», da “céncele” fasci di paglia lunga usati per la copertura dei covoni. Mentre «lu cencialone» si consuma, attorno ad esso si riuniscono i suonatori di «ddubotte», fanfare e cori; durante le danze eseguite da fanciulle vengono distribuiti grossi boccali di ceramica ricolmi di ottimo vino locale.